Gay & Bisex
La mia prima volta
di twinkpassiv
16.02.2020 |
26.571 |
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"Un odore intenso arrivò alle mie narici, inebriandomi completamente..."
Era una giornata afosa d'estate. Una giornata come tante, in cui non sai che fare, se leggere un buon libro, Madame Bovary di Gustave Flaubert, oppure uscire con gli amici per andare al mare, oppure divertirsi alla PlayStation.Quella monotonia quotidiana, ad un certo punto, fu interrotta dal suono del campanello. "Oddio, e adesso chi sarà?" mi chiedevo. A casa non c'era nessuno, i miei genitori erano a fare compere. Apro il portone e mi trovo davanti il miglior amico di mio papà, un uomo bellissimo, occhi verdi, brizzolato, fisico possente, maglietta aderente. Aveva uno sguardo penetrante, che ogni volta, non so il perché, mi metteva in imbarazzo, quell'imbarazzo positivo che solo un uomo come lui sa provocare. Sì, era l'uomo dei miei sogni. Peccato fosse etero, mi dicevo, non sapendo che quella sera lui stesso mi avrebbe fatto cambiare idea.
"Ciao, c'è tuo padre? " mi fa lui.
"No mi dispiace è fuori"
"Porca puttana" esclamò lui, con una virilità che mi fece sognare. "Va bene dai, cercherò di chiamarlo io. Stasera volevo invitarvi a casa perché do una festa tra amici. Ci siete vero?"
"Sì... Credo di sì" risposi io entusiasta all'idea di vederlo, pur consapevole che la decisione finale spettava ai miei.
E, fortunatamente, i miei genitori tornarono a casa. "Stasera si va ad una festa in maschera!". Quella frase fu come acqua nel deserto.
Quella sera eravamo trenta persone in un salone. Tutte mascherate, c'era chi parlava, chi beveva, chi ballava. La mia maschera mi rendeva difficile riconoscere tutte quelle persone, ma lui, Dio, era riconoscibilissimo. Il più bello tra tutti, una divinità greca. Spiccava tra la folla, nonostante portasse una maschera nera, per la sua altezza statuaria, per la sua fisicità di marmo, e per il suo carisma che farebbe resuscitare un morto.
Era una festa noiosa, in verità, non c'erano coetanei, solo adulti. Fino a quando, ad un certo punto, uscendo per fare una passeggiata nel giardino, lo vedo. Fumava una sigaretta, mi vede e si avvicina per dialogare un po'. Ed ecco la fatidica domanda. "E la fidanzata?". Io, imbarazzato, più per la sua voce che per la sua (sciocca) domanda, gli risposi che non avevo trovato quella giusta. Lui, per scherzare mi domanda "Non sarai mica frocio? Eh?" e rise, come per voler sdrammatizzare. Sì, lo ero, ma lo sapevo solo io. Nessuno sapeva di me ed ero ancora vergine. Per la paura di essere scoperto non risposi e risi anche io. Lui, da quella risatina, capí tutto. "Sai che senza barba stai meglio?" mi disse. Mi prese un colpo. "Grazie". Risposi con un sorriso, e lui, con il suo solito sguardo, mi fissò le labbra carnose. Erano rosse, molto rosse, ad indicare che avevo voglia di lui. Lui continuava a fissarle, capendo i miei desideri. Mi disse di seguirlo. Mi portò nel suo garage.
Qui, nascosti da tutto e tutti, iniziò ad accarezzarmi il viso. Io, con il cuore che palpitava all'impazzata, gli dissi, con voce tremante: "Non sapevo che anche a te piacesse..." mi bloccai. Mi resi conto che con una sola frase, avevo rivelato il mio desiderio ardente. Essere posseduto da quell'uomo. "No" mi disse lui "io non sono come te. Io sono eterosessuale, mi piace la femminilità, e tu trasmetti più femminilità di tante donne. Tieni, indossa questo". Mi porse un perizioma rosso. Io, non avendo mai fatto una cosa del genere, esitai. Lui me lo ordinò. Era proprio l'uomo dei miei sogni. Dominante e autoritario. Allora mi abbandonai al desiderio che avevo di lui. Mi spogliai dietro la macchina e mi presentai davanti a lui nudo, in perizoma. Mi sentivo una vera femmina soprattutto quando mi guardava eccitato. Sentivo la voglia che aveva lui. La emanava da tutti i pori. E guardandomi mi ordinò di dedicargli un ballettino sexy. E quello che feci. Mi mossi come solo una ballerina di pole dance saprebbe fare. E intanto lui si levò il peso dei vestiti, rimanendo in slip. Che fisico, ragazzi, che maschio. Peloso e muscoloso. Un vero e proprio sogno. E poi il pacco che aveva! Wow! Sembrava scoppiare dentro le mutande, come ad avvertirmi che ero io la sua preda, e io non avevo nessuna voglia di chiedere aiuto.
Per provocato mi girai di spalle, mostrando il mio culetto tondo, reso ancora più bello dal perizoma. E quando lo spostai mostrando il buchetto liscio e bagnato, voglioso di lui, l'amico di mio papà che ormai era il mio amante diventò una bestia, non capì più niente accecato dal desiderio. Mi prese da dietro facendomi sentire il suo pacco sul mio didietro. Io lo sentivo tutto, e gemevo nell'attesa di perdere la mia verginità. Mi baciò. La sua barba mi raschiava il viso e le labbra. E questo mi eccitava ancora di più. Mi faceva sentire la sua femmina e lui il mio uomo, il mio maschio. Io lo baciavo con passione, poi passavo ai capezzoli, ai pettorali, agli addominali, al pube e, senza accorgermene, mi ritrovai inchinato alla visione regale del suo pacco. Come un bambino che ha aspettato un mese intero per scartare il suo regalo di Natale, io, avido di quel meraviglioso sesso, gli abbassai le mutande. Un odore intenso arrivò alle mie narici, inebriandomi completamente. Era l'odore che avevo sempre sognato, l'odore del maschio, della virilità, del sesso. Mi avvicinai per gustare un altro po' l'odore del mio uomo, mentre i peli del suo pube mi solleticavano il viso. Era una sensazione stupenda. E senza attendere oltre, leccai la sua cappella. Sentii un sapore dolciastro che gustai molto volentieri. A poco a poco il mio uomo, che sopra di me mi guardava severo, mi prese per i capelli e mi spinse verso il suo pisello. Sentii tutto il suo sesso nella mia gola. Non riuscivo a respirare e lacrimavo. Ma la cosa mi eccitava tanto e a lui faceva impazzire veder scendere le lacrime dal mio viso. Io lo veneravo dal basso, guardandolo negli occhi dal basso, remissivo. Era il mio dio e io la sua sacerdotessa. Lui il mio Apollo, io la sua Briseide. E, per farlo impazzire, cominciai a leccargli le palle sudate e lo scroto. Lo vedevo levare gli occhi al cielo, in estasi. Ad un certo punto mi disse "Brava la mia puttanella". Io non mi offesi, anzi, era il più bel complimento che il mio uomo potesse farmi.
Ad un certo punto mi prese in braccio con la forza e mi mise a pecora. Non sapevo cosa volesse fare. Avevo paura di provare dolore, anche se l'avrei sopportato. Invece sentii la sua lingua leccarmi il buchetto. Ero in estasi come non mai. Gemevo come un matto e più lo facevo, più lui mi leccava intensamente. Non avevo mai provato una sensazione simile. Mai avevo pensato che il mio sedere si sarebbe trasformato nella figa che il mio uomo, in quel momento, stava assaggiando con foga e gusto. A volte mi giravo e lo vedevo mentre le sue braccia muscolose stringevano il mio culetto e la sua barba mi solleticava. Quando si stancò sputò sulle sue dita e iniziò a sditalinarmi mentre io lo guardavo negli occhi. Era bellissimo mentre come un toro mi possedeva, mi sottometteva. Mise prima un dito, poi due, poi tre dita, poi quattro. Poi si decise. Era arrivato il momento di svezzarmi e solo lui poteva farlo. Si strusciò dietro di me, per rilassarmi. E, finalmente, lo sentii entrare. Ero a pecora, inaracai la schiena per mostrare meglio il culetto. Il dolore non c'era, c'era solo ed esclusivamente piacere, un piacere intenso che saliva dal basso fino alla testa. Sì, il miglior amico di mio padre mi stava scopando non solo il culetto, ma anche e soprattutto la mente. Solo un vero uomo riesce a farlo. Gemevo e godevo come mai in vita mia, ogni suo colpo era scandito dal mio respiro. Eravamo un solo corpo, un solo spirito, una sola cosa. Mi strappò il perizoma per la foga del momento. Era diventato un predatore, una bestia, un toro da monta. E lo si poteva capire guardandolo.
Cambiammo più volte posizione, riscrivendo insieme il sacro libro del Kamasutra. Mi sbattè al muro con forza, mi prese in braccio e mi sottomise anche in quella posizione. A volte mi strozzava, altre volte mi metteva il suo dito in bocca, come a farmi capire chi, in quel momento comandava. Lui era in una posizione di potere nei miei confronti e a me andava bene così.
Non so quanto durò, so solo che cambiammo mille posizioni, non si stancava mai e io speravo che quel piacere non finisse mai.
Alla fine arrivò la mia posizione preferita, il missionario. Mi fece aprire le gambe, mostrando la mia fighetta aperta e bagnatissima. Dopo averlo leccato un po' iniziò a penetrarmi in fondo, facendomi godere come una puttana. Quella posizione mi permetteva di guardarlo meglio, in tutto il suo splendore. Sembravo sottomesso da una statua greca. I suoi muscoli luccicavano per il sudore e si muovevano verso di me, i suoi pettorali si gonfiavano ad ogni colpo. Un vero e proprio spettacolo. Mi leccai le labbra e lui capì. Le nostre bocce si unirono, le nostre lingue pure. Mi scopava e mi baciava. Io per il piacere, a gambe aperte, stringevo il suo corpo sul mio. Più mi penetrava più io mi stringevo a lui lasciandogli segni rossi sulla schiena. Scesi fino al suo didietro di marmo e peloso. Sembrava che fossi io a spingere il suo bacino dentro di me. Era un movimento talmente sensuale che pensavo stessi venendo senza mai essermi toccato. Ad un certo punto mi chiese: "ti voglio inseminare, voglio mettere incinta la mia donna". Io lo baciai in segno di assenso.
Gridò dal piacere mentre spingeva ancora più forte. Io non resistevo e venni insieme a lui. Sentii la sua crema calda spruzzare dentro di me come lo spumante la sera del cenone di Capodanno. Ero stato marchiato a vita dal mio uomo, mi aveva inseminato, per indicare che ero diventato di sua proprietà. Io la sua presa, lui il mio predatore.
Ci baciammo a lungo, con un'intensità tale da farmi quasi perdere i sensi. Avevo appena perso la verginità e mi sentivo la femmina più felice del mondo.
Ci rivestimmo, e mi fece promettere che ci saremmo visti ancora, di nascosto da tutti ovviamente. Non smettevamo più di limonare anche mentre ci sistevavamo per tornare alla vita lì fuori. Nessuno dei due voleva abbandonare quel paradiso.
Al ritorno dalla festa, in macchina, i miei genitori, mentre chiacchieravano sulla festa e sui partecipanti, parlando del loro amico e del mio uomo, si chiedevano se fosse eterosessuale o omosessuale, dato che era scapolo e non si era mai fidanzato con nessuna ragazza. Io risi nella mia testa. Sì, era eterosessuale. Mi aveva appena dimostratato come un uomo è capace di scopare una femmina. E loro non ne avevano la più pallida idea.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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